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    Corriere della Sera / BLOG: Una vita da dj, tra sogni e difficoltà

    MAX TESTA
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    Corriere della Sera /  BLOG: Una vita da dj, tra sogni e difficoltà Empty Corriere della Sera / BLOG: Una vita da dj, tra sogni e difficoltà

    Messaggio Da MAX TESTA Lun 3 Ago 2015 - 18:45

    Corriere della Sera /  BLOG: Una vita da dj, tra sogni e difficoltà Dj-drops-500x277

    Chi non conosce David Guetta, Bob Sinclair o Avicii? 

    Dj celebri come star, in grado di attrarre le folle (come ha dimostrato Guetta, qualche settimana fa, riempiendo il Forum di Assago). 

    E strapagati: il cachet di Calvin Harris – scozzese, classe 1984 – parte da 300.000 dollari a serata.

    Non stupisce, dunque, che la carriera del dj sia ambita da molti giovani appassionati di musica. 

    Attenzione, però: come recita il proverbio “non è tutto oro quello che luccica”. 

    Per un Avicii ci sono, infatti, schiere di nomi poco conosciuti che faticano a lavorare o, magari, si esibiscono gratis.

    Accade non solo ai ragazzi alle prime armi, che cercano così di farsi conoscere, ma anche a professionisti relativamente noti, disposti a lavorare senza remunerazione pur di aprire le serate di Sinclair o di Harris.

    Va detto che i concerti oggi rappresentano solo una parte del lavoro, come spiega il dj Nello Simioli:
    La nostra figura è diventata centrale nel mondo discografico. Quella che un tempo si chiamava disco music, ossia la musica per ballare, viene prodotta in studio e qui il dj è fondamentale, poichè è in grado di capire, intercettare in tempo reale i gusti del pubblico”.

    Del resto, basta dare un’occhiata alle classifiche delle canzoni più ascoltate per rendersi conto di quante siano “firmate” da un dj. 

    Vi sono, tuttavia, una serie di barriere all’ingresso, in primis di natura economica:
    produrre un disco ha dei costi: bisogna affittare uno studio, investire nella promozione. Insomma, per farlo, bisogna avere a disposizione un certo budget”.

    Un’altra attività che impegna molti dj è la direzione artistica dei locali. 

    Si tratta di gestire la programmazione artistica di un club e, quindi, di definire il tipo di musica che caratterizza le singole serate, di scegliere i dj che si esibiscono e così via.

    Ma c’è anche un aspetto più business, che comporta, per esempio, l’identificazione di possibili sinergie con altre strutture oppure la pianificazione della comunicazione.

    Alcuni dj vanno ancora oltre e progettano, organizzano e gestiscono manifestazioni vere e proprie. 

    Simioli, per esempio, è l’artefice del Golfo Aranci Music Festival, che si svolge, per una settimana, ad agosto. 

    In questo caso il lavoro è principalmente di tipo commerciale e organizzativo, a partire dallo studio della fattibilità (economica e non solo) della manifestazione. 

    Insomma, a guardarla da vicino, la professione del dj non è, poi, così “glamour”…

    Fonte: Corriere della sera / Blog



    La vita non si misura dai respiri che facciamo ma dai momenti che ci tolgono il respiro

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    Corriere della Sera /  BLOG: Una vita da dj, tra sogni e difficoltà Empty CASO COCORICO’ – IL DEEJAY MAX TESTA DICE “CHIUDERE NON SERVE. OCCORRE CAMBIARE I MODELLI EDUCATIVI”

    Messaggio Da MAX TESTA Lun 3 Ago 2015 - 22:58

    Corriere della Sera /  BLOG: Una vita da dj, tra sogni e difficoltà MAX-DEEJAY-225x300

    RICCIONE - La decisione del questore di Rimini, Maurizio Improta, di disporre la chiusura della discoteca Cocoricò di Riccione per 4 mesi a partire dalla giornata di oggi ha sollevato parecchie polemiche tra  professionisti del mondo della musica e della politica. 

    Il provvedimento, adottato in base all’articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, dopo la morte del sedicenne di Città di Castello Lamberto Lucaccioni, per un’overdose di ecstasy, si rifà ad una serie di provvedimenti riferiti alla celebre discoteca negli ultimi due anni per interventi delle forze dell’ordine e del 118. 

    Eppure in molti hanno espresso il loro disappunto per il provvedimento.  

    Max  Testa famoso DJ emiliano ha dichiarato “dal mio punto di vista chiudere il Cocoricò per quattro mesi non serve a nulla,  è sbagliata l’età dei ragazzi perché ci sono persone che ci speculano su questo. Fare uso di sostanze fa figo se hai 14/16 anni se ne hai 40 neppure ci pensi, a 14 /15 anni segui la massa e il gruppo, purtroppo il provvedimento non ridà la vita al ragazzo e non risolve il problema della droga, anzi manda in crisi tutto l’indotto e l’azienda che c’è dietro. Al tempo stesso occorre ammettere che il Cocoricò è recidivo – prosegue Testa – secondo me la colpa è dell’educazione famigliare e scolastica che non viene più data. 

    Io a 16 anni non stavo in discoteca fino alle 6 del mattino. 

    Anche le istituzioni hanno fatto la loro parte, perché a Rimini e Riccione il Cocoricò fa comodo per tante cose. 

    Non solo, le forze dell’ordine hanno risorse limitate e dunque non possono agire come vorrebbero. Quindi ti ho detto tutto. 

    La colpa di chi è? Sicuramente anche il gestore ha il suo concorso di colpa perché presentare già i metal detector e i cani all’ingresso, l’ambulanza fissa in loco non è un bel biglietto da visita. 

    Se io avessi un figlio non lo manderei in un locale così perché è come se tu gestore mettessi già in preventivo che qualcosa prima o poi accadrà, quindi sei consapevole di ciò che accade e a me spaventa molto questo. – fa un’analisi molto precisa il Deejay di Parma –  perché statisticamente parlando certi episodi accadono solo in alcuni locali e il Cocoricò purtroppo è uno di questi,  come in passato ce n’erano tanti altri lungo la riviera Romagnola. Purtroppo la colpa è un pochino di tutti: noi operatori non  possiamo esimerci dalle nostre responsabilità,  a volte quando siamo in consolle, vediamo ma facciamo finta di nulla perché  così ci viene consigliato.. 

    La scuola che un tempo aveva un valore educativo importante ora non lo è più tanto che i ragazzi fumano, usano il cellulare e non seguono le regole, una volta dove aveva fallito la famiglia nell’educazione dei ragazzi subentrava la scuola,  e viceversa, ora questo meccanismo è venuto meno. 

    Infine li ci sono professionisti  nel mondo della musica che fanno delle loro abitudini sbagliate un marchio, quasi un modello da seguire. 

    Quindi mi sento disarmato, – conclude Max Testa –  non saprei da dove cominciare, purtroppo se anche chiude il Cocoricò  non si risolve il problema, ma si sposta nel locale a fianco”.

    FEDERICA BOSCO
    Fonte: NewsItaliaLive.it



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